LIBRO 

COMUNICARE L’ANTROPOLOGIA
SCIENZA, GIORNALISMO E MEDIA

Come far conoscere l’antropologia al grande pubblico? Più in generale, come riconnettere il mondo accademico e scientifico con la società civile? Sono temi attualmente molto dibattuti: si auspica che l’università incrementi il suo impegno pubblico e migliori la comunicazione extra-accademica, ma allo stesso tempo questo suscita dubbi e genera tensioni. E nonostante l’attualità dell’argomento, ad oggi in Italia non esiste un libro interamente dedicato alla comunicazione dell’antropologia. Il volume intende proprio colmare questo vuoto, nella convinzione che su questioni come pandemie, antropocene, cambiamenti climatici, razzismo e rapporti di genere, l’antropologia fatichi ancora troppo a far sentire la sua voce. Il libro ne traccia quindi la storia della comunicazione e spiega le ragioni per cui in origine figure come Franz Boas o Margaret Mead erano vere star intellettuali, mentre in tempi più recenti la disciplina sembra essersi rintanata nella torre d’avorio di un linguaggio eccessivamente specialistico. Ma non solo, in queste pagine si parla anche del dialogo tra antropologia e giornalismo, si scopre un’antropologia che prende la forma del fumetto, perdendo alcune delle sue caratteristiche originarie per acquisirne di nuove.